Cercare in ogni viaggio stimolanti sensazioni di evasione da un mondo omologato e standardizzato, condizionato da tempi orari e ritmi di vita che non ci appartengono. Sensazioni a cui non ci si deve abituare, ma lasciare che ti scivolino addosso cercando di capire che cosa ti portano ma soprattutto riflettere DOVE ti portano………………… e poi scegliere.
Luang Prabang fu capitale fino al 1563, anno in cui il suo re fece spostare la capitale a Vientiane. Città tranquilla e vivibile, piena di piccoli ristoranti, negozietti di souvenir, ma al di là di questo non è niente di eccezionale o imperdibile, senza grandi attrattive monumentali ed enormemente sopravvalutata probabilmente grazie ad una buona pubblicità ed al passaparola. La città vecchia si presenta con il suo aspetto nostalgico fatto di templi, monaci, costruzioni coloniali ormai decadenti segno di un vibrante passato.Qui il tempo sembra essersi fermato. Adagiata alla confluenza di due fiumi circondata da colline è un piccolo paradiso in terra, che mette a suo agio chiunque vi soggiorni.
Mi seduce la processione interminabile di monaci avvolti con vesti colorate di un vivace arancione che, con grosse ciotole vuote, ricevono la questua cioè la tradizionale ricerca di cibo in cambio di una benedizione. Mi colpisce il loro cranio rasato e la loro umile dignità, a piedi nudi e il viso dei miei vent’anni senza rughe, con la quale ripetono rituali senza tempo resi magici da un semplice gesto : il donare all’altro e penso ……… che se fossi nato in questa parte di mondo probabilmente sarei anch’io in fila insieme a loro ma……. sembra tutto finto, quasi un ridicolo teatrino. Mi sorge spontaneo un dubbio: sono qui per noi o eseguono riti millenari ereditati da un lontano passato ? Un dubbio che rimarrà senza risposta.
Il monte Phousi domina questa piccola cittadina. Dalla cima si può ammirare uno spettacolo emozionante, il tramonto sul Mekong , dove la luce assume colori intensi e caldi che si riflettono nelle acque del fiume.
Museo nazionale ex palazzo reale, discreto quasi deferente nella sua anonima eleganza. Eppure qui fino al 1977 visse l’ultimo discendente del mitico Fa Ngum.
Statua di Sisavang Vong identica a quella di Ventiane. Regnava nel momento dell’indipendenza e contribuì alla riunificazione del paese.
Il Buddha d’oro reliquia che ufficialmente protegge il paese.
Immerso in un rigoglioso giardino affacciato sul Mekong, presenta santuari religiosi caratterizzati dall’inconfondibile stile laotiano.
Il tempio di Xieng Thong sorge in una splendida posizione a pochi metri dalla confluenza del Nam Kham nel Mekong, è uno dei più antichi e per circa 400 anni ha rappresentato il tempio privato della famiglia reale. Costruito dopo il 1500 presenta le sue forme architettoniche più caratteristiche. Questa tecnica costruttiva, fiorita in un limitato periodo della sua storia, ha spinto l’UNESCO ad iscrivere l’intero centro storico tra i patrimoni dell’umanità. Questi edifici sono un prodigio di armonia e leggerezza prospettica e, considerando il fatto che l’intera struttura portante è stata realizzata in legno……... mi stupiscono veramente.
Gli interni testimoniano la raffinatezza raggiunta dai laotiani nell’arte dell’intaglio e il carro funerario regale ricoperto da una lamina di oro zecchino serviva per disperdere le ceneri dei sovrani agli angoli dell’impero.
Mosaici, tecnica in voga in Thailandia, secondo alcuni proveniente dal Giappone … utilizza vetri colorati che rappresentano leggende popolari o, come sul retro del tempio, l’albero dell’illuminazione.
Per apprezzare pienamente il fascino di questo paese bisogna entrare discreti, quasi in punta di piedi. Solo così si può apprezzare pienamente il contrasto con il passato che stenta a lasciare il posto al progresso…
………. una natura incontaminata che offre il meglio di sé in queste cascate dove l’acqua compiendo una serie di balzi si stempera in un laghetto dal colore verde. Tutt’intorno regna un’intricata foresta dalla quale svettano alberi di tek, eucalipti alti più di 20 metri, alberi con frutti tropicali e noci di cocco dove basta allungare la mano per prenderli …
…… Risalendo il Mekong, nella caverna sacra di Pak Ou sono presenti centinaia di statue di Buddha, ma forse più interessante è il panorama dall’alto…….
……. O semplicemente lasciarsi trasportare da una barca nella valle del Mekong in un rilassamento totale lasciando che questo mondo ti scorra davanti.
Lasciamo Luang Prabang e ripenso alle considerazioni quasi tutte negative catturate ai miei compagni di viaggio ….. Alessandro che la considera un posto di fricchettoni. Nicola invece dice altre cose che non posso scrivere. Angela probabilmente ci troverebbe sicuramente qualcosa di positivo ….. per me rimane una città assurda, anche strana volendo essere un po’ pignoli, è come ….. partire per una gita in montagna con l’attrezzatura da sub, o trovarsi a cena con gente con la quale non hai niente in comune. Credevo di immergermi in un mondo carico di spiritualità, riti secolari fatti da monaci eremiti in templi senza tempo sullo sfondo di paesaggi bellissimi, ed invece mi ritrovo immerso tra bancarelle e negozietti vari e templi che non trasmettono nessuna sensazione …… il Laos che cercavo non è questo, ma questo è quello che offre questo paese ed il bello, soprattutto quando è nascosto, bisogna saperlo vedere.
Lascio Luang Prabang in direzione Vang Vieng armato di molta pazienza. La strada di montagna è molto rallentata e piena di curve. A colpo d’occhio sembra un paesaggio alpino, solo le distese di risaie che disegnano il paesaggio e abitazioni su palafitte mi ricordano che siamo in Indocina. Per arrivare a destinazione ci vorrà tutto il giorno e fuori dal finestrino mi passa davanti un mondo fatto di villaggi con gente indaffarata in lavori quotidiani, donne vecchi con bambini, bambini e ancora bambini……….
……e poi ancora donne, vecchi con bambini, bambini tantissimi bambini……….
Vang Vieng, sosta obbligata sulla via di Ventiane. È considerata la baia di Halong del Laos, interessante per le sue grotte, le sue cascate, le sue gite in barca sul suo fiume, si trova immersa in una regione abitata da diversi gruppi etnici: Mong, Lao, Viet,Han ecc... Stupisce il notevole afflusso turistico in questa zona che mi mette abbastanza a disagio. In questo posto vale lo stesso discorso di Luang Prabang : carino e sopravvalutato. Ci trovi un po’ tutti, dal tipo annoiato che è qui solo perché “c’è erba buona”, alla coppia distinta che si comporta come dei Lord ai tempi del colonialismo, al tipo che arriva con l’unico scopo di godersi i “famosi massaggi laotiani”, non può mancare il giapponese che fotografa i sassi, ed un sacco di gente convinta di essere perennemente in qualche spiaggia californiana attratta dai bassi costi di alloggio e cibo per clientele poco esigenti. Io con questa gente non ho niente in comune. Consiglio: rimanete qui il minimo indispensabile. Però come in tutte le cose dipende da quello che si cerca … io vi ho avvisati.
Siamo in direzione di Vientiane e si susseguono villaggi, mercati con i loro colori e paesaggi caratterizzati da una tranquillità assoluta.
Vientiane si affaccia sul Mekong ed è collegata alla Thailandia dal ponte dell’amicizia. Colpisce il senso di tranquillità che caratterizza questa capitale, anonima più provinciale a misura d’uomo, i grandi viali e le antiche ville coloniche la rendono più vivibile e completamente differente da altre caotiche capitali asiatiche.
Wat Sisaket, costruito circa 200 anni fa in stile siamese è caratterizzato da circa 10000 statuette di Buddha collocate in nicchie.
Wat Ho Phra Keo, costruito nel 1500 custodiva il Buddha di smeraldo prima che i siamesi se ne impadronissero duecento anni dopo portandolo a Bangkok dove si trova tutt’ora.
Wat That Luang : questo grande stupa conserva un capello del Buddha ed è il monumento più importante del Laos. Vi risiede il supremo rappresentante del Buddhismo laotiano.
Immagini che mi fanno tornare indietro di qualche anno …..
Il famoso tramonto sul Mekong è molto bello, forse uno dei migliori che ho visto.
Sono piccole bombe inesplose del tipo a grappolo, e sono la causa più comune di incidenti che portano i sopravvissuti a rivolgersi a COPE. COPE è un’associazione che si occupa di disabili colpiti da ordigni esplosivi, con sviluppo e formazione di competenze cliniche sostenendo le spese mediche dei pazienti ed altro. Queste immagini mostrano la struttura di Ventiane, che si presenta come una grande sala nella quale si viene a contatto con ordigni vari disinnescati e con documentari filmati che raccontano il lavoro svolto dal COPE. Gli ordigni inesplosi sono un grave problema nelle zone rurali . Bambini e adulti sono particolarmente a rischio perché per guadagnarsi da vivere raccolgono rottami metallici, specialmente in aree remote dove è più complicata la copertura medica.
Siamo nel posto più interessante e importante del Laos, Wat Phu. Questo sito archeologico giustifica il viaggio in questo paese. Classificato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, Wat Phu è la culla della cultura Khmer, nata molto prima di Angkor. Un assaggio rispetto alle bellezze che troveremo in Cambogia. Un mondo si era organizzato intorno a questo luogo sacro. Qui si erge il tempio Lingam, il sesso di Shiva durante la creazione dell’universo, tutt’oggi funzionale con i suoi riti e le sue tradizioni buddiste innestate su quelle induiste. Le prime informazioni su questo luogo le dobbiamo ad un’accurata descrizione fatta da ambasciatori cinesi della dinastia Sui nel V secolo, e quello che possiamo vedere sono rovine che risalgono al X secolo che, seppur in cattivo stato di conservazione, sono davvero impressionanti.
Le vasche o piscine dei bufali
Il palazzo delle donne: si nota il bassorilievo raffigurante Shiva e la sua energia femminile Parvati che cavalcano il toro Nandin.
Padiglione di Nandin, edificio stretto dalle cui scalinate partiva la strada per Angkor.
Palazzo degli uomini.
Padiglione di Nandin, edificio stretto dalle cui scalinate partiva la strada per Angkor.
Il santuario ricco di statue che rappresentano varie divinità.
Bassorilievi come questo, rappresentanti Idra il dio degli dei, si trova sul dorso di Airavata, l’elefante a tre teste.
Altari forse utilizzati per sacrifici.
Questo luogo sacro è tuttora utilizzato come luogo di culto.
E tutt’intorno capitelli con Naga a sette teste scolpiti.
Interessanti statue distese per terra.
La roccia dell’elefante.
E poi strutture lavorate di notevole dimensioni che si prestano a molteplici interpretazioni.
Terrazzamenti a forma piramidale …
E massi intagliati con una particolare tecnica di costruzione già viste in altre parti del mondo ….
Al contrario di altre etnie viste in Vietnam queste sono un lontano ricordo, distanti anni luce da quel mondo.
Il Laos è fatto soprattutto da villaggi come questo a cui non rimane più niente perché è stato tolto tutto: cultura, tradizione, senso di appartenenza e qui ci sono i poveri tra i poveri, gli ultimi tra gli ultimi, i più disperati.
È inevitabile che la povertà in generale commuova, nel nostro piccolo ci armiamo tutti i giorni di buone intenzioni impegnandoci nel compito di rimediare a ciò che vediamo o sentiamo. Ma i rimedi non curano la malattia. Cercare di risolvere il problema della povertà elemosinando ai poveri non è una soluzione, ma un’aggravamento del problema. L’obiettivo principale è cercare di ricostruire la società su basi che rendano impossibile la povertà. I peggiori schiavisti erano quelli che si comportavano gentilmente con i loro schiavi. La beneficenza degrada, umilia e demoralizza. Trent’anni fa si sognava un socialismo dal volto umano; ora sento parlare di capitalismo dal volto umano: le persone cambiano ma le regole del gioco rimangono le stesse…… Ci limitiamo a risolvere i problemi superficialmente rendendo i problemi “migliori” ma alla lunga si ripresentano peggio di quelli che abbiamo lasciato.
Ah! Cara vecchia Europa, guardando questo angolo di mondo penso a te …….…..sei riuscita a dar vita a quello che forse è il modello di società più civile e dignitosa della storia dell’umanità, unendo alla democrazia ed al rispetto dei diritti umani un livello di sicurezza sociale ed economica individuale a cui nemmeno un grande paese come gli Stati Uniti si avvicina minimamente, e molti purtroppo di questa fortuna non se ne rendono minimamente conto, …….……… pensando che i diritti possano durare in eterno, ma non è così.
Siamo alla fine del nostro viaggio ed il confine con la Cambogia ci attende. Il paesaggio si sviluppa davanti a noi in tutta la sua squisita bellezza, immagini di un mondo che probabilmente non ho saputo apprezzare pienamente, ma che …………. non rivedrò più. Lascio ad altri il racconto degli avvenimenti, il mio obiettivo in queste foto sono la necessità di andare oltre le immagini per inserirle in un contesto più ampio anche se non sarà certo una fotografia a cambiare il mondo. Posso scegliere la distanza, il fuoco o la luce…….. con lo scopo di lasciare intatto il momento, l’istante che può trasmettere più di quello che riesco a descrivere. Sono il testimone di un documento di memoria collettiva per eliminare la possibilità di dire un giorno che non sapevamo. In queste foto se qualcuno vuole ha la possibilità di trovare qualcosa di universale, di intimo……..che appartiene a tutti.
Conclusioni:
Che dire….. già dal 2005, le Nazioni Unite hanno denunciato due volte la politica laotiana in materia di diritti dell’uomo. Discriminazione nei confronti delle donne, analfabetismo, altissimo tasso di mortalità, oppressioni razziali nei confronti delle minoranze etniche che hanno spinto gli stessi ad arruolarsi in gruppi armati dando vita negli anni passati a scontri sanguinosi. L’apertura di questo mercato al mondo ha contribuito alla formazione di movimenti di opinione contraria alla politica di discriminazione messa in atto dal governo centrale. Il Partito Comunista unico, monolito, controlla tutti gli ingranaggi economici del paese e chi si oppone è sistematicamente arrestato. I dissidenti in esilio e le minoranze religiose sono tuttora perseguitate. I monaci sono severamente controllati. Amnesty International denuncia condizioni di vita inumane nelle prigioni e nei campi di rieducazione, oltre alla pratica diffusa della tortura. Ma il problema principale sono gli ordigni inesplosi ereditati dagli ultimi conflitti che sono seminati nelle campagne a migliaia causando vittime tra la popolazione a distanza di anni. Delle 270 milioni di bombe sganciate sul Laos durante la guerra del Vietnam si stima che il 30% sia rimasto inesploso, e parliamo di 80 milioni di ordigni pronti a detonare che rappresentano una minaccia costante. Il 3 dicembre 2008 a Oslo è stata firmata da 94 stati una Convenzione sulle bombe a grappolo. La convenzione è entrata in vigore il 1° agosto 2010 legando le mani ad ogni paese del mondo. Per rendere obbligatoria la proposta di proibire la fabbricazione, esportazione e conservazione di bombe a grappolo e bombe a frammentazione ancora più devastanti riservate ai bambini, era necessaria l’adesione di almeno 30 governi. Gli ultimi a firmare “per senso di civiltà” sono stati la Moldavia e il Burkina Faso. Ma il governo Berlusconi se ne dimentica, con i suoi compagni di merende Russia, U.S.A., Cina, Israele ……………………………… che tristezza.